IL PIEDE PIATTO NELL'ADULTO
Numerose affezioni del piede possono condurre a una deformità in piattismo acquisita del piede, conducendo alla progressiva perdita della volta mediale e, in alcuni casi, ad un avampiede orientato verso l’esterno (abdotto). Il piede piatto è una deformità complessa ed in età adulta può essere correlata anche ad altre patologie come l’alluce valgo e le dita in griffe. Un piede piatto spesso è asintomatico e può non dare segni di sé anche per tutto l’arco della vita. Quando però per diverse ragioni si perdono i meccanismi di compenso del piede, può presentarsi in stadi iniziali con un dolore a livello della parte interna della caviglia (tendine del tibiale posteriore) fino a deformità avanzate e degenerazione articolare diffusa. La maggior parte dei casi possono essere trattati con successo mediante l’utilizzo di plantari o idonee ortesi ortopediche, a prescindere dalla causa scatenante. In alcuni pazienti dove il trattamento conservativo con tali presidi non abbia sortito alcun beneficio, può essere indicato un intervento chirurgico per correggere tale deformità del piede e agire efficacemente sul dolore.
- Sintomi
A seconda della causa che conduce al piede piatto, il paziente può lamentare uno o più dei seguenti sintomi:
- Dolore e tumefazione lungo il decorso del tendine tibiale posteriore, che decorre sul versante mediale (interno) della caviglia, dietro e sotto il malleolo interno.
- Dolore che peggiora con l’attività sportiva o con la stazione eretta prolungata.
- Quando la volta mediale del piede tende a collassare, il calcagno può deviare verso l’esterno (retropiede valgo) aumentando la pressione sul malleolo esterno e causando dolore anche in tale sede.
- Casi più avanzati possono presentare deformità in rotazione esterna (abduzione) dell’avampiede, retrazione del tendine d’achille, e deformità della caviglia.
- Pazienti con pregressi traumi o con artrosi delle articolazioni del mesopiede possono evidenziare delle deformità ossee (osteofiti) dolorose sul dorso o sul versante interno del mesopiede. Questo comporta anche una difficoltà nell’indossare le comuni calzature.
- Pazienti affetti da diabete potrebbero notare solamente una tumefazione o edema diffuso o sulla parte interna del piede, in quanto la loro sensibilità dolorifica può essere alterata. La tumefazione, di origine ossea (osteofita) può arrivare anche a lesionare la cute causando ulcere.
- Cause
- Disfunzione del tendine del tibiale posteriore
Una sofferenza o una lesione del tendine del tibiale posteriore è la causa più comune di piede piatto acquisito. La sua funzione principale è di supportare l’arco plantare mediale e sostenere il piede durante le diverse fasi del passo. Se il tendine si infiamma o si lesiona, l’arco plantare andrà incontro a un progressivo collasso. Il sesso femminile e più in generale persone over 40 sono più predisposti a problemi legati al tibiale posteriore. Altri fattori di rischio includono obesità, diabete e ipertensione. Un piede piatto presente dall’età pediatrica aumenta il rischio di lesione di questo tendine. Inoltre persone che praticano sport ad alto impatto come basket, tennis o calcio possono andare incontro ad una tendinopatia legata a microtraumi ripetuti nel tempo.
- Artriti di origine infiammatoria
Artriti di origine infiammatoria, come ad esempio l’artrite reumatoide, possono essere causa di piede piatto doloroso. Queste affezioni coinvolgono non solamente la cartilagine articolare, ma anche I legamenti che supportano il piede. Le artriti provocano una progressiva variazione della forma del piede, che può portare al collasso della volta mediale e a piede piatto sintomatico. Esse possono colpire sia le articolazioni del mesopiede che quelle del retropiede, portando in entrambi i casi alla costituzione del piede piatto.
- Traumi
Un trauma dei legamenti del piede può causare un disallineamento delle articolazioni del piede. Se i legamenti che supportano e mantengono la corretta forma del piede vengono lesionati, il piede può diventare nel tempo piatto e doloroso. Questo accede più di frequente a livello della parte intermedia del piede (mesopiede, traumi della Lisfranc), ma in alcuni casi può avvenire anche a livello del retropiede. Oltre alle lesioni legamentose, anche fratture o traumi distorsivi possono condurre al piede piatto.
- Piede diabetico
Pazienti affetti da diabete o con problematiche di innervazione periferica possono presentare una ridotta sensibilità nervosa del piede, e sviluppare nel tempo un collasso dell’arcata mediale. Questo tipo di deformità sono particolarmente difficili da correggere chirurgicamente. Ortesi o scarpe ortopediche adatte a tale problema sono spesso il modo migliore di affrontare questi casi.
- Diagnosi
La diagnosi della patologia è completata mediante raccolta anamnestica, esame clinico e radiografico del piede, il quale deve essere necessariamente eseguito in carico (in piedi) per meglio valutare il comportamento del piede durante l’appoggio. Sarà poi il medico a valutare eventuali approfondimenti diagnostici strumentali con ecografia o RMN.
- Opzioni di trattamento
La scelta del trattamento dipende da diversi fattori. Come prima cosa è necessario valutare i sintomi accusati dal paziente, poi anche le richieste funzionali, il grado di deformità anatomica e l’eventuale presenza di artrosi delle articolazioni del piede o della caviglia. In buona parte dei casi il paziente riferisce un miglioramento dei sintomi con un approccio conservativo (senza necessità di interventi chirurgici).
- Trattamento conservativo
Il trattamento iniziale conservativo prevede una fase di riposo iniziale per ridurre l'infiammazione del tendine tibiale posteriore, eventualmente associata all'utilizzo di antinfiammatori. In alcuni casi può essere necessaria un’immobilizzazione temporanea con un tutore per dar modo al tendine infiammato di ristabilirsi. Successivamente sarà possibile prescrivere idonei plantari realizzati su misura, allo scopo di sostenere la volta mediale e le eventuali deformità associate. Nei casi più gravi, ove si riscontrino deformità avanzate e segni di artrosi, sarà possibile utilizzare appositi tutori o scarpe ortopediche su misura. La terapia fisica può essere di supporto nella fase acuta infiammatoria per migliorare il sintomo dolore.
- Trattamento chirurgico
Nei casi in cui non si riscontri un miglioramento dopo terapia conservativa, può essere indicato un trattamento di tipo chirurgico. L'ortopedico può prendere in considerazione diverse opzioni a seconda dello stadio della deformità e delle richieste funzionali del paziente. Queste procedure possono includere allungamenti o transfer tendinei, osteotomie per riallineare i segmenti ossei correggendo in tal modo le deformità associate o, negli stadi più avanzati associati a rigidità e artopatie, fusione di alcune articolazioni (artrodesi). Nei rari casi in cui vi sia un'interessamento dell'articolazione della caviglia con un'artropatia di grado severo, potrebbe essere indicato anche un intervento di sostituzione protesica. A seconda del trattamento indicato, i tempi di recupero post-operatori possono essere molto variabili. Si prevede un periodo iniziale di astensione dal carico che va dalle 4 alle 6 settimane e un recupero completo variabile dalle 8 alle 12 settimane.
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